sabato 22 gennaio 2011

La consulenza: un lavoro di squadra

Quando in azienda sorge la necessità di affidarsi ad un professionista esterno, è perché si individua un problema e si ritiene di non possedere, all’interno dell’Organizzazione, le competenze necessarie ad una risoluzione positiva dello stesso.
Vi è però un aspetto che spesse volte viene trascurato, e che può determinare finanche la buona riuscita della consulenza: si tratta della necessità di fare in modo che l’attività del professionista si affianchi all’attività della Direzione. Questo naturalmente non per soddisfare eventuali velleità dirigenziali del consulente, ma per creare le condizioni necessarie ad una soddisfacente comprensione dei meccanismi che regolano l’impresa, al fine di portare a decisioni condivise, frutto di valutazioni comuni, mai asettiche.
L’intervento di un consulente di marketing non può essere avulso dal contesto organizzativo, non può prescindere dalla conoscenza  delle caratteristiche proprie dell’impresa, che per definizione non possono essere equiparate a quelle specifiche di alcuna altra Organizzazione.
Gli imprenditori che sperano di ottenere effetti positivi sul medio-lungo periodo attraverso la professionalità di esperti taumaturghi, sono come pazienti che pur di superare il dolore accettano qualsiasi cura, non capendo che per eliminare il sintomo, è necessario scoprirne l’origine, studiando nel profondo l’organismo intero.

mercoledì 19 gennaio 2011

Abilità e rigore, fiuto e tabelle di marcia

Con questo primo post, apro un blog che spero possa essere apprezzato, o quantomeno letto. Non avrei dato vita a questa vetrina se non fossi stato certo di offrire un contributo nuovo alle discussioni sul marketing. Marketing Caring nasce con l’intento di segnalare spunti per prendersi cura del marketing, come suggerisce il nome dato a questo diario.
Sono un consulente di marketing, vivo tra Venezia e Napoli e ritengo questo spazio possa rappresentare un luogo di riflessione su quanto accade nella realtà.
Iniziamo pertanto con il dire che quanto è scritto sui testi, sulle bibbie, sui manuali, è affascinante per la sapiente descrizione di un mondo che combina rigore metodologico e creatività, e tuttavia poco ha a che fare con il reale. Le aziende italiane sono spesso di piccole dimensioni, presentano caratteristiche di forte resistenza al cambiamento, preferiscono investire per ottenere risultati nel breve periodo.
La pianificazione, intesa come strumento di guida delle azioni durante l’anno, è semi-sconosciuta attualmente dalla maggioranza delle imprese del nostro Paese. Viene ritenuta una sovrastruttura ingombrante. Il marketing e ancor con maggiore evidenza la Comunicazione – probabilmente la leva più “visibile” – vengono gestiti attraverso l’esperienza, il fiuto, l’abilità dell’imprenditore, al quale si deve riconoscere spesso un grande intuito ed una notevole adattabilità ai cambiamenti. Il rischio imprenditoriale è tuttavia altra cosa rispetto alla capacità di individuare una stabile, definita – e non definitiva – strategia.
Agli ottimi imprenditori che ho conosciuto nel corso dell’attività sin qui svolta, e a coloro i quali hanno vision, passione, motivazione e buoni obiettivi, consiglierei di confidare nel meccanismo di delega.
Credo questa sia la chiave per ottenere un report sulle attività, un costante monitoraggio dell’evoluzione dei costi – troppo spesso fuori controllo – una faro, insomma, per sapere che rotta si stia seguendo.
Questo credo possa essere ottenuto grazie ad una stretta collaborazione tra imprenditore ed esperto di marketing, ma vi rimando al prossimo post!